Acufene. Un fischio invisibile che impedisce il riposo cerebrale
Acufene. Un fischio invisibile che impedisce il riposo cerebrale
Acufene. La definizione di acufene che possiamo trovare nei manuali recita: “sensazione uditiva riferita dal paziente come ronzio, fischio, sibilo, fruscio, ecc., che non ha riscontro in una sorgente sonora nell’ambiente esterno e viene avvertita solo dal soggetto”. Questa patologia può essere definita “fantasma” in quanto nessuno strumento esistente riesce a rilevarla, risultando quindi “invisibile”. Sarebbe necessario svolgere studi sull’argomento sia perché, ad ora, a livello di cure si può solo lavorare su alcuni sintomi, sia perchè che ne soffre circa il 10-17% della popolazione mondiale. Non di meno importanza è il fatto che questa patologia può provocare, a sua volta, sintomi additivi come mal di testa, ansia, stress o disturbi del sonno e della concentrazione.
Recentemente si è però svolto uno studio (http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2213158217301808 ) sull’argomento da parte dei ricercatori dell’università dell’Illinois in cui han cercato di indagate le conseguenze che l’acufene può avere per i soggetti che ne soffrono. In particolare, l’obiettivo era quello di riuscire a identificare le costanti alterazioni di connettività cerebrale che secondo i ricercatori provocherebbero il fischio.
Per avere la risposta il team ha esaminato sia la gravità dell’acufene, che la durata del periodo nel quale la persona ne ha sofferto (indicato come durata dell’acufene). Il gruppo dei partecipanti allo studio comprendeva vari sottogruppi: un sottogruppo di 15 soggetti con un fastidioso acufene a lungo termine; un sottogruppo di 17 pazienti con acufene lieve e di lunga durata; un sottogruppo di 12 pazienti con lieve acufene recente; e un sottogruppo di 13 pazienti con acufene moderato a lungo termine.
Grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI) sono state analizzate le connessioni cerebrali con lo scopo di identificare potenziali marcatori di acufene dalle differenze nei modelli di connettività dello stato di riposo. In particolare sono state indagate le connessioni dei vari sottogruppi tra una zona del cervello chiamata precuneo e due connessioni “di riposo”: l’attenzione Fronto Dorso-Laterale (FDL) che si attiva quando dobbiamo discriminare i distrattori e mantenere l’attenzione in uno stimolo; e il Default Mode Network (DMN), una rete che comprende regioni corticali e sottocorticali attive quando l’individuo non presta attenzione ad alcun compito specifico, in condizioni di piena vigilanza. Quando la DMN è accesa, la rete FDL è spenta e viceversa.
I risultati a cui sono giunti i ricercatori suggerisce che il precuneo dei pazienti con acufene cronico è più connesso alla rete di attenzione FDL e meno al DMN. Questo in parole più semplici significa che il cervello rimane concentrato nel fischio discriminando gli stimoli esterni e di conseguenze non è mai realmente a riposo: questa può essere ritenuta una spiegazione per fatto che i pazienti “riportino di essere stanchi più spesso”.
Da qualche tempo la terapia cognitivo-comportamentale si è rivelata un valido alleato per coloro che soffrono di acufene in quanto riesce ad agire efficacemente sulla percezione e l’assuefazione del fischio piuttosto che sull’acufene in sé. Questa patologia infatti è tuttora incurabile anche se i risultati di questo studio possono aprire le porte ad un nuovo orizzonte di cure.
Un tipico intervento cognitivo-comportamentale per l’acufene inizia con un adeguato esame medico di potenziali cause e fattori di moderazione. Se anche tu soffri di questa fastidiosa patologia vieni a trovarci in BrainCare e potrai finalmente trovare un sollievo!Ti aspettiamo!!
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