Caffè. Se bevi caffè puoi ridurre il rischio di mortalità
Caffè. Se bevi caffè puoi ridurre il rischio di mortalità
Caffè. Circa intorno alla seconda metà del Seicento la cultura del caffè è sbarcata in Occidente, la data dell’ingresso ufficiale è stata fissata nell’anno della sconfitta e cacciata dei turchi che assediavano la città di Vienna. Negli accampamenti che i turchi lasciarono vuoti, infatti, vennero rinvenuti dei sacchi pieni di chicchi scuri che però nessuno sapeva come utilizzare. Nessuno tranne Kolschitzky, un polacco che aveva vissuto a lungo in Turchia, che decise di investire i suoi soldi aprendo una bottega del caffè a Vienna. Inizialmente non ebbe un gran successo per via del particolare e pungente gusto di questa amara bevanda a cui i viennesi non erano abituati. Kolschitzky per non fallire si fece venire una grande idea e decise di addolcirlo con miele e latte creando il primo caffè del mondo europeo, molto simile all’odierno cappuccino.
In Italia, invece, il caffè comparve per la prima volta nelle farmacie di Venezia intorno al 1570, ma il prezzo era molto alto e veniva considerata un bevanda d’élite. Dopo l’apertura della prima “bottega del caffè “,in breve tempo spuntarono su tutta Venezia, al punto che il proprietario della prima caffetteria, per battere la concorrenza, fu costretto a pubblicare un libretto che esaltava i pregi salutari del prodotto. Già a quel tempo si era infatti compreso che il caffè aveva degli effetti benefici sia nel fisico che nella mente.
Da allora, molti sono stati gli studi per scoprire tutti gli effetti che questa bevanda può avere sulla salute, sia legate ai rischi che ai benefici.
A tal proposito, recentemente è stato portato a termine uno dei più grandi studi fatti sull’argomento, in cui il team di ricerca ha voluto approfondire la relazione tra consumo di caffè e mortalità in varie popolazioni europee. La ricerca, che ha visto coinvolti ben 10 stati europei (tra cui l’Italia), è stata pubblicata sulla rivista Annals of Internal Medicine (http://annals.org/aim/article/2643435/coffee-drinking-mortality-10-european-countries-multinational-cohort-study), con un totale di 521.330 soggetti esaminati. I partecipanti sono stati monitorati nell’arco di 16 anni, prendendo in esame il loro consumo di caffè, come pure il metodo specifico che usavano per la preparazione dello stesso e infine se lo prendevano con o senza caffeina. Sono stati inoltre registrati i decessi (41.693) e le rispettive cause.
Dai risultati è incredibilmente emerso che bere abitualmente caffè è associato ad una riduzione del rischio di mortalità per varie cause: chi ne beve tre tazzine al giorno sembra quindi essere più longevo dei non bevitori, indipendentemente dal metodo di preparazione e dalla scelta tra decaffeinato o normale.
Molti sono stati gli studi precedenti che hanno accertato gli effetti positivi che può avere il nostro fisico grazie all’assunzione abituale del caffè. Ad esempio, per citarne alcuni: l’aumento della capacità lavorativa e del senso di vigilanza; l’aumento della digestione e della motilità intestinale; la diminuzione del senso della fatica e del tempo di reazione; vari effetti termogenetici, ergogenici e anti-infiammatori; il potenziamento degli effetti antidolorifici attraverso l’aumentata biodisponibilità (maggiore potenza a parità di dose di alcuni analgesici). Il caffè sembra inoltre prevenire patologie gravi quali l’ictus, Alzheimer e di Parkinson, il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari nei diabetici, il tumore del cavo orale/faringeo, il tumore del fegato (oltre alla cirrosi) e il tumore dell’endometrio. Unica controindicazione: l’intolleranza alla caffeina, con aumento della frequenza cardiaca (accertabile con esami ad hoc).
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