Felicità. Raggiungerla o fare in modo che essa arrivi spontaneamente?
Felicità. Raggiungerla o fare in modo che essa arrivi spontaneamente?
Felicità. Lo psicologo statunitense Martin E. P. Seligman è considerato il padre della Psicologia Positiva, branca che si occupa di incrementare e potenziare le capacità personali e sociali per raggiungere il proprio benessere. La Psicologia Tradizionale d’altro canto si è sempre concentrata sugli aspetti che gravano sulla vita dell’individuo e sulle possibili soluzioni da adottare per debellarli e condurre un’esistenza priva di disagio.
Ciò però non equivale ad ottenere un miglioramento in termini di felicità, ma a far rientrare nella curva statistica della “normalità” delle condizioni patologiche.
Per il potenziamento delle risorse di ciascun individuo notevole è la proposta di Shawn Achor, un ricercatore americano specializzato nell’ambito del benessere e della felicità. Nel suo libro “Il vantaggio della felicità” spiega come attraverso 7 semplici passi l’individuo possa raggiungere alti livelli di efficienza e successo sia a livello lavorativo che quotidiano, facendolo avvicinare quindi alla gratificazione personale.
Questi sono: “il vantaggio della felicità”, “il fulcro e la leva”, “l’effetto tetris”, “ cadere in su”, “il cerchio di zorro”, “la regola dei 20 secondi” e “l’investimento sociale”.
La Psicologia Positiva poggia le basi sull’assunto di “plasticità cerebrale”ovvero l’idea che il cervello possa essere modificato nei suoi circuiti elettrici nel corso della vita.
Ora sintetizzeremo ciò che Achor ritiene essere centrale in ognuno dei 7 passi alla luce di questa informazione.
Innanzitutto egli sostiene che lo sperimentare emozioni positive possa portare a benefici sulla salute o in ambito lavorativo in quanto amplia lo spettro cognitivo (ad esempio memoria e attenzione). La meditazione, l’esercizio e la pratica di training del pensiero sono solo alcune delle modalità attraverso cui poter raggiungere il controllo della propria vita e la felicità.
Gioca infatti un ruolo fondamentale il modo in cui l’individuo percepisce se stesso e la realtà: secondo i principi della Teoria dell’Aspettativa (es.https://www.psicosocial.it/effetto-pigmalione/) se ci si aspetta un evento positivo il cervello attiva dei circuiti come se effettivamente fosse avvenuto qualcosa di soddisfacente. È pertanto importante mantenere un atteggiamento mentale propositivo, ma con aspettative realistiche.
È possibile secondo Achor addestrare il cervello ad essere più selettivo agli stimoli ambientali e interni che positivi piuttosto che a quelli negativi: a sostegno della suo teoria uno studio condotto tramite il gioco del Tetris (http://www.lescienze.it/news/2009/09/02/news/piu_tetris_piu_corteccia_cerebrale-573753/) ha dimostrato che i circuiti cerebrali possono essere modificati e creati. Il cervello tramite la pratica, come nella classica terapia cognito-comportamentale della lista giornaliera delle “tre benedizioni”, filtra le informazioni che rendono più selettivo il pensiero a determinati stimoli.
Non bisogna scordareche è piuttosto usuale incontrare degli ostacoli sulla propria strada e, riguardo ciò, egli ritiene opportuno mettere in luce l’aspetto utile del fallimento la possibilità di creare una Terza Via. Quando si incontra un ostacolo è importante costruire una via alternativa alla negazione o all’evitamento per fare in modo di essere spinti verso la soluzione migliore. Questo meccanismo mentale può essere conseguito creando una realtà “controfattuale” di successo, con uno stile ottimista e con il modello ABCD che porta alla “decatastrofizzazione”.
Partire da micro-obiettivi è un’altra modalità utile al raggiungimento di grandi traguardi perché permette di riavere il controllo sulle situazioni che ci appaiono eccessivamente caotiche e avere la strada più spianata verso l’ambita felicità. Avere un locus of control interno spinge al progresso personale perché riducendo lo stress aumenta la performance, ma anche la tecnica di “divisione della realtà” che riguarda la comprensione degli aspetti della realtà che si possono e non si possono controllare, permette di incanalare i propri sforzi in ambiti più accessibili e gestibili. A tal proposito esiste la “Teoria della Definizione degli Obiettivi” sostiene che porre obiettivi di media difficoltà (sotto-obiettivi) è utile in quanto rende possibile ottenere risultati via via più importanti fino alla vetta del raggiungimento dell’obiettivo primo con un vissuto – indovina un po’ – di felicità soggettiva.
Per arrivare all’obiettivo di un maggiore benessere è fondamentale che ciascun individuo ponga questi comportamenti nel “cammino della minore resistenza”, strada in cui ogni azione necessita di un’energia di attivazione per essere svolta che dipende dalla nostra forza di volontà, una risorsa limitata, perciò più viene reso abitudinario un comportamento desiderabile minore probabilità si avrà di ricadere nella routine scorretta. Portiamo così a nostro vantaggio che le abitudini, di norma, richiedono una bassa energia di attivazione e minore forza di volontà per essere compiute.
In conclusione lo studioso mette in risalto l’importanza delle relazioni sociali e della coesione sociale all’interno di un gruppo: gli altri risultano essere fonte di energia e motivazione anche e soprattutto nel momento in cui vivono momenti positivi. Le persone intorno a noi fungono da barriera anti-stress ed è perciò auspicabile riuscire a coltivare nel tempo una buona rete di supporto sociale con cui riuscire a condividere la nostra e altrui felicità.
Ma quanto è utile la felicità?
Il medico e psicoterapeuta Russ Harris nel suo libro “La trappola della felicità” sostiene che credere che la felicità sia una condizione naturale dell’uomo e che debba compiere ogni sforzo per raggiungerla porta l’individuo al desiderio di controllare ogni aspetto della propria vita senza considerare che ciò lo obbliga ad utilizzare maggiori risorse mentali e lo riconduce ciclicamente ai pensieri negativi che cerca di eliminare.
Una volta riconosciute e sconfitte queste trappole del pensiero la persona è pronta ad abbracciare il modello pratico dell’ACT (Accetta, Connettiti, Traduci), un processo che si basa su ricerche scientifiche e che è alla base della recente branca della psicologia chiamata “Mindfulness”. È un’alternativa che comprende 6 principi: defusione, espansione, connessione, sé osservante, valori e azione ragionata.
L’ACT è pertanto una modalità che porta all’accettazione della propria vita interiore oltre che un punto di partenza per la via che va verso il miglioramento e la felicità. In questo ambito il controllo citato nella tesi precedente viene sostituito dalla “defusione”, ovvero l’accettazione della realtà per quella che è senza la necessità di combatterla. Le emozioni sono un altro punto di differenza con quanto sostenuto da Achor in quanto egli ritiene che siano intrinsecamente legate ai pensieri e che influenzino la tendenza dell’essere umano ad agire, ma che non controllino direttamente le sue azioni. Utile può essere la tecnica dei “dieci respiri” in quanto permette di sganciare l’attenzione dal flusso dei pensieri e di guardarlo dall’esterno per raggiungere una consapevolezza superiore.
Per connettersi con i propri valori e con i propri desideri profondi, è utile essere in contatto con il proprio corpo, l’ambiente, i suoni e il respiro; in questo modo la vita diventerà degna di essere vissuta in felicità poiché le azioni avranno una motivazione positiva di base. Il raggiungimento di questa meta avviene innanzitutto stabilendo obiettivi a breve, medio e lungo termine che possano essere a loro volta scomposti in piani d’azione. Mantenendo fissi i propri valori e ponendo aspettative realizzabili, la tecnica ACT produrrà un cambiamento nella vita di chi sceglie di accettarla così come è.
Restano aperti molti interrogativi in quanto la Psicologia Positiva non ha ancora trovato una modalità soddisfacente di applicazione nelle terapie e nella prevenzione e non è ancora chiaro se i tratti positivi abbiano una derivazione genetica o siano frutto dell’interazione con l’ambiente (http://www.humantrainer.com/articoli/fata-psicologia-positiva.PDF).
La Mindfulness, invece, è una tecnica che può essere utilizzata parallelamente ad ogni genere di psicoterapia e studi scientifici ne sostengono il suo valore a livello preventivo e per l’evitamento di episodi remissivi di molte patologie tra cui depressione, ansia e molte altre (http://www.elicoides.it/wp-content/uploads/2015/10/dialoghi-adleriani-TOSI-05.pdf).
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