La scrittura: benessere per l’anima e per il corpo
La scrittura. Ci siamo sicuramente tutti ritrovati a buttare giù su un foglio nel corso della nostra vita dei pensieri, per svariati motivi: un tema scolastico, una lettera ad un amico lontano, il racconto di una bella giornata. Le ragioni per cui tutti si dedicano prima o poi alla scrittura possono essere riconducibili all’innato bisogno di comunicare dell’uomo.
Dal punto di vista psicologico, la scrittura fornisce all’uomo la convinzione secondo la quale attraverso la scrittura questi può lasciare un segno visibile, garantendo, in un certo senso, la sopravvivenza dei suoi pensieri dentro al foglio di carta, oltre che la possibilità di comunicare concretamente con un’altra persona, anche quando questa si trova a distanze fisiche considerevoli.
Al giorno d’oggi il bisogno di scrivere si mostra ancor più forte del passato, grazie agli ormai diffusissimi social network che permettono di esprimere pubblicamente pensieri ed opinioni, così che Elisabetta Bucciarelli arriva a dire che “mai abbiamo scritto così tanto” (Buccairelli, 2014).
L’aiuto che la scrittura fornisce alla persona non riguarda solo il benessere individuale a livello generico, ma anche specificatamente situazioni di forte stress o traumi: in questi casi, la scrittura può aiutare ad elaborare la sofferenza, attraverso la risoluzione di traumi radicati nel soggetto, aiutandolo inoltre a fronteggiare e gestire vecchi e nuovi sensi di colpa. Elaborando gli eventi traumatici che si sono fossilizzarsi all’interno del cervello come “nodi”, si evita che questi continuino a mantenere le peculiarità emotive e cognitive di trauma.
La dott.ssa Anna Cantagallo suggerisce come “attraverso la scrittura, chi scrive cerca di fronteggiare le possibili difficoltà di gestione delle emozioni, poiché il pensiero viene liberato e trasposto in parole scritte, specialmente per quei pensieri che spesso nascondiamo anche a noi stessi”.
Cosi, la scrittura terapeutica si inserisce come nuova disciplina introspettiva che permette di realizzare una sorta di “autocura” attraverso la sua componente antidepressiva e antistress. I benefici ottenuti tramite questa pratica sono soprattutto psicologici, ma si è potuto vedere quanto la scrittura agisca positivamente sul sistema immunitario attraverso la stimolazione delle difese: attraverso un esperimento su alcuni studenti, lo psicologo James Pennebaker notò che nel gruppo di studenti a cui era stato richiesto di scrivere almeno 20 minuti al giorno per 4 giorni la settimana, rispetto al gruppo di controllo, è stato evidenziato un migliore funzionamento del sistema immunitario.
La scrittura, oltre che rappresentare una “autonoma” pratica terapeutica può essere utilizzata come supporto nella pratica clinica, in particolar modo se affiancata alla terapia farmacologica, grazie al valido aiuto psicologico che offre al paziente, inserendosi così in quella è stata definita come medicina narrativa, ideata da Rita Charon, medico statunitense.
La terapia della scrittura che è stata identificata come maggiormente efficace è quella autobiografica, grazie alla quale il paziente può in un certo modo “auto-analizzarsi” arrivando così a nuove elaborazioni di pensieri intimi e nascosti, collegando ciò che è conscio è ciò che è inconscio. Inoltre, la modalità di scrittura maggiormente suggerita è quella che prevede la scrittura a mano, non quella digitale ormai diffusa, in quanto scrivere a mano rallenta i pensieri e riesce a diventare una forma di meditazione quando viene effettuata tutti i giorni; il corsivo viene preferito allo stampatello, poiché quest’ultimo viene più associato come simile alla scrittura digitale, distante dalla persona, mentre il corsivo sembra riesca ad far esercitare l’autocontrollo e viene indicato infatti anche come trattamento per la dislessia.
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