
Linguaggio. Ricordare le parole attraverso il midollo spinale
Linguaggio. Ormai dalla fine dell’Ottocento si è compreso che l’“area di Broca” e l’“area di Wernicke” sono coinvolte nel processo della produzione e della comprensione del linguaggio. La prima è identificata dall’omonimo neurologo che ha seguito un paziente che era incapace di parlare e che, sebbene circa comprendesse quanto gli veniva detto, riusciva a pronunciare solamente la sillaba “tan”, da cui il nome di Monsieur Tan con cui ad oggi il paziente è conosciuto. Dopo l’autopsia si è scoperto che Monsieur Tan presentava un danno organico al piede della terza circonvoluzione frontale dell’emisfero sinistro, che oggi prende appunto il nome di Area di Broca. L’area di Wernicke, invece, si trova nel lobo temporale superiore dell’emisfero sinistro, precisamente nella parte posteriore dell’area 22 di Brodmann; essa è coinvolta nella comprensione del linguaggio parlato, infatti, i pazienti con una lesione in quest’area parlano in maniera scorrevole ma senza un senso logico, in quanto non comprendono ilsignificato delle parole. Le due aree son connesse tra di loro dal fascicolo arcuato.
Da qualche tempo si è però compreso che le skills linguistiche comprendono altre zone del cervello – sia a livello subcorticale che corticale – e che sono determinate da una rete ampliamente distribuita nel cervello. A livello di terapia, l’ incapacità di esprimersi mediante la parola o di comprenderne il significato (che in gergo medico viene riassunto nella parola “afasia”), viene tradizionalmente riabilitata attraverso un’elettrostimolazione delle aree integre per favorire il più possibile il recupero della funzione andata persa. Per questa tipologia di intervento specifico sono però necessari dei macchinari di ultima generazione, necessari per localizzare le esatte parti del cervello danneggiate: una terapia difficile, costosa e quindi non accessibile a tutti. Un recente studio comparso su Frontier of Neurology (http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fneur.2017.00400/full) ha deviato la sede dell’intervento riabilitativo passando dal sistema nervoso centrale a quello periferico e agendo sempre attraverso la stimolazione. Più precisamente è stato indagato se il linguaggio possa essere immagazzinato e riattivato grazie a varie aree cerebrali, tra queste una potrebbe riguardare il significato semantico delle parole o dei verbi. Diverse linee di prove avevano già suggerito che la corteccia senso-motoria partecipa all’elaborazione linguistica quando il linguaggio è tradotto in atti senso-motori. Ad esempio, grazie a studi passati si era compreso che quando le persone ascoltavano descrizioni di azioni, i neuroni somato-sensoriali, motori e premotori venivano attivati come se stessero eseguendo realmente le azioni corrispondenti. Insieme a questa visione più amplia di elaborazione linguistica, anche il concetto tradizionale di midollo spinale è stato rivoluzionato da un gran numero di prove che han dimostrato che questa struttura acquista e memorizza anche nuovi comportamenti, mentre un tempo si pensava producesse “solamente” una varietà di movimenti specializzati ed era infatti considerato come un sistema che risponde automaticamente ai comandi che scendono dal cervello e agli ingressi sensoriali dalla periferia.
Per dimostrare questa teoria, l’università Federico II di Napoli ha finanziato uno studio che comprendeva 14 afasici cronici per verificare se l’effetto combinato della stimolazione transcutanea della corrente continua spinale (tDCS) e del trattamento linguistico per il recupero di verbi e sostantivi potesse essere una terapia efficace. Per comprenderlo ogni soggetto è stato sottoposto a 20 minuti di tDCS con un’intensità di 2 mA, sopra le vertebre toraciche in tre condizioni diverse: anodico, catodico e sham. Nel complesso, i risultati hanno mostrato un significativo miglioramento della denominazione dei verbi nella condizione anodica rispetto alle altre due condizioni, che persisteva anche una settimana dopo la fine del trattamento (non esistevano invece differenze significative nel recupero dei nomi). Probabilmente questo è accaduto perché il tDCS anodico potrebbe influenzare l’attività lungo le vie somato-sensorie spinali ascendenti, portando dei cambiamenti neurofisiologici nelle aree senso-motorie cerebrali che a loro volta attivano il recupero dei verbi. Questi risultati supportano ulteriormente l’evidenza che, a causa delle loro proprietà semantiche senso-motorie, le parole d’azione sono in parte rappresentate nella corteccia senso-motoria. Inoltre, documentano, per la prima volta, che la tDCS applicata al midollo spinale migliora il recupero dei verbi in afasia cronica e può rappresentare un promettente strumento per il trattamento e la riabilitazione linguistica.
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